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														| 
														 
														 | 
														
														  | 
														
														  | 
													 
													
														
														
															
																
																	| 
																	 
																	   | 
																	
																	 
						
																	Nel 
						suo Figlio, Gesù buon Pastore, il Padre ha 
						aperto nella Chiesa, attraverso il Beato Giacomo 
						Alberione, un nuovo cammino di santità.  
																	La santità 
																	di Dio, che non è 
						altro che la sua bontà e 
														la sua bellezza, è 
						stata resa 
														visibile in Cristo 
														buon Pastore: kalōs, 
						il Pastore Bello.  | 
																 
																
																	| 
																	 
																	
																	Buon 
																	Pastore, 
																	Mausoleo di 
																	Galla 
																	Placidia, 
																	Ravenna  | 
																 
															 
														 
														 | 
													 
													
														| 
														 
						  
														
						Per ogni 
						cristiano, il cammino di santità inizia con il 
						Battesimo. Tutti siamo chiamati a vivere in santità la 
						fede, la speranza, la carità.  
														
						Per noi, 
						Pastorelle, non è solo una vocazione alla  
						santità personale; ma siamo anche chiamate a prenderci cura della santità 
						del popolo di Dio 
						
						nel 
						ministero di cura pastorale. La nostra è una vocazione 
						ad essere
						madri e sorelle nello Spirito a 
						servizio della santità della Chiesa mediante la 
						configurazione a Cristo Pastore, per risvegliare nell'umanità di 
						oggi il gusto di Dio.   
														
														
														Supplichiamo nella 
														preghiera il dono della 
														santità pastorale: 
														
														italiano         
														english         
														
														português         
														
														español  | 
													 
													
														| 
														 
														   | 
													 
													 
												
													
														
															
														  
														
														Lasciamoci interpellare 
														da alcuni testimoni 
														di santità vissuta nel 
														ministero di cura 
														pastorale. 
														   | 
														 
														
															| 
															 
															
															I Padri della Chiesa  | 
														 
														
															| 
															 
															
															
															Sant'Ambrogio di 
															Milano 
															
															
															Pastore e Padre della Chiesa 
															
															Si ricorda il 7 
															dicembre  | 
														 
														
															| 
															  | 
														 
														
															| 
															 
															   | 
															
															 
															
															
															Ambrogio, membro di 
															due importanti 
															famiglie senatorie 
															romane che erano 
															divenute cristiane, 
															la famiglia degli 
															Aurelii, da 
															parte materna, la 
															famiglia dei 
															Simmaci, da 
															parte paterna, 
															nacque intorno al
															
															
															
															339 
															a Treviri, nella 
															Gallia, dove il 
															padre era prefetto 
															del pretorio. Fu 
															destinato alla 
															carriera 
															amministrativa sulle 
															orme del padre e per 
															questo frequentò le 
															migliori scuole di 
															Roma, partecipando 
															poi alla vita 
															pubblica della città 
															e ricevendo 
															un'educazione 
															classica, in 
															
															
															diritto,
															
															
															
															letteratura 
															e 
															
															
															retorica.  | 
														 
														
															| 
															 
															
															
															Dopo cinque anni di 
															magistratura a 
															Sirmio, nel 
															
															
															
															
															370 
															fu governatore della 
															Liguria, poi 
															dell’Emilia, e 
															infine, giunse a 
															Milano come 
															governatore 
															dell’Italia 
															settentrionale, dove 
															divenne una figura 
															di rilievo alla 
															corte 
															dell'imperatore 
															Valentiniano I. La 
															sua abilità di 
															funzionario nel 
															dirimere 
															pacificamente i 
															forti contrasti con 
															gli ariani gli valse 
															un largo 
															apprezzamento da 
															parte della 
															popolazione. 
															 
															
															
															  
															
															
															
															Erano passati una 
															cinquantina d’anni 
															dall’editto di 
															Costantino e la 
															Chiesa era andata 
															crescendo, 
															consolidandosi e 
															organizzandosi e, 
															nello stesso tempo, 
															risentiva delle 
															prime eresie 
															cristologiche e 
															delle lotte tra 
															ariani e ortodossi, 
															cioè coloro che 
															aderivano pienamente 
															ai Concili che 
															avevano sancito i 
															primi dogmi della 
															fede cristiana e 
															coloro che vi si 
															opponevano.  | 
														 
														
															| 
															  | 
														 
														
															
															
																
																	
																		| 
																		 
																		
																		
																		Nel 374, 
																		alla 
																		morte 
																		del 
																		vescovo 
																		ariano 
																		Aussenzio, 
																		Ambrogio 
																		fu 
																		acclamato 
																		dal 
																		popolo
																		
																		
																		
																		
																		
																		
																		vescovo 
																		di 
																		Milano, 
																		al grido 
																		"Ambrogio 
																		vescovo!", 
																		ma era 
																		solo un 
																		catecumeno. 
																		Egli 
																		inizialmente 
																		rifiutò 
																		decisamente 
																		l'incarico, 
																		non 
																		essendo 
																		preparato: 
																		non 
																		aveva 
																		ancora 
																		ricevuto 
																		il 
																		battesimo 
																		né aveva 
																		affrontato 
																		studi di
																		
																		
																		
																		
																		
																		
																		
																		teologia. 
																		Dopo la 
																		conferma 
																		della 
																		carica 
																		da parte 
																		dell'imperatore 
																		Flavio 
																		Valentiniano, 
																		nel giro 
																		di pochi 
																		giorni 
																		Ambrogio 
																		fu
																		
																		
																		
																		
																		battezzato 
																		e 
																		ordinato 
																		vescovo.
																		
																		
																		
																		 
																		
																		
																		  
																		
																		
																		
																		Culturalmente 
																		molto 
																		preparato, 
																		ma 
																		altrettanto 
																		sfornito 
																		nell’approccio 
																		alle 
																		Scritture, 
																		il nuovo 
																		vescovo 
																		si mise 
																		a 
																		studiarle 
																		alacremente. 
																		In 
																		questo 
																		modo 
																		Ambrogio 
																		trasferì 
																		nell’ambiente 
																		latino 
																		la 
																		meditazione 
																		delle 
																		Scritture 
																		avviata 
																		da 
																		Origene, 
																		iniziando 
																		in 
																		Occidente 
																		la 
																		pratica 
																		della 
																		lectio 
																		divina.
																		Il 
																		metodo 
																		della 
																		lectio
																		
																		giunse a 
																		guidare 
																		tutta la 
																		predicazione 
																		e gli 
																		scritti 
																		di 
																		Ambrogio, 
																		che 
																		scaturivano 
																		abbondantemente 
																		dall’ascolto 
																		orante
																		
																		della 
																		Parola 
																		di Dio.
																		
																		
																		 
																		
																		
																		  
																		
																		
																		
																		Il 
																		vescovo 
																		adottò 
																		uno 
																		stile di 
																		vita 
																		ascetico, 
																		elargì i 
																		suoi 
																		beni ai 
																		poveri, 
																		donando 
																		loro i 
																		suoi 
																		possedimenti 
																		terrieri, 
																		eccetto 
																		il 
																		necessario 
																		per la 
																		sorella
																		
																		
																		
																		
																		
																		Marcellina, 
																		che si 
																		consacrò 
																		a Cristo 
																		nell’Ordine 
																		delle 
																		vergini 
																		e per la 
																		quale 
																		Ambrogio 
																		scrisse 
																		il suo 
																		celebre 
																		trattato 
																		sulla 
																		verginità 
																		cristiana. 
																		Uomo di
																		
																		  | 
																		
															 
															
															
															grande carità, tenne 
															la sua porta sempre 
															aperta, prodigandosi 
															senza tregua per il 
															bene delle persone 
															affidate alle sue 
															cure. 
															 
															
															
															  
															
															
															
															La sua sapienza ed 
															il suo prestigio 
															furono determinanti 
															per la conversione 
															di Agostino, spirito 
															inquieto e acuto, 
															che nel 386 era 
															venuto a Milano per 
															insegnare retorica, 
															ed era alla ricerca 
															della verità. 
															Cercava, ma non era 
															in grado di trovare, 
															perché non si era 
															ancora reso conto 
															che, invece, era Dio 
															a cercare lui.
															A muovere il 
															cuore del giovane 
															retore africano e a 
															spingerlo alla 
															conversione, furono 
															le belle omelie di 
															Ambrogio, ma 
															sopratutto la 
															testimonianza della 
															sua vita e della sua 
															Chiesa di Milano, 
															profondamente unita 
															al suo vescovo, che 
															pregava e cantava, e 
															i cui inni 
															affascinarono il 
															cuore di Agostino. 
															Nella notte di 
															Pasqua del 387 
															Agostino ricevette 
															da lui il battesimo.
															 
															
															
															  
															
															
															
															La Chiesa guidata da 
															Ambrogio fu capace 
															di resistere alle 
															prepotenze 
															dell’imperatore e di 
															sua madre, che nei 
															primi giorni del 386 
															erano tornati a 
															pretendere la 
															requisizione di un 
															edificio di culto 
															per le cerimonie 
															degli ariani. 
															Nell’edificio che 
															doveva essere 
															requisito – racconta 
															Agostino –«il 
															popolo devoto 
															vegliava, pronto a 
															morire con il 
															proprio Vescovo. 
															Anche noi, pur 
															ancora 
															spiritualmente 
															tiepidi, eravamo 
															partecipi 
															dell’animazione di 
															tutto il popolo» 
															
															
															
															[1].  | 
																	 
																 
															 
															 | 
														 
														
															| 
															  | 
														 
														
															| 
															 
															
															
															Successivamente 
															Ambrogio fece 
															costruire delle
															
															
															
															
															
															basiliche 
															ai quattro lati 
															della città, quasi a 
															formare un quadrato 
															protettivo, 
															probabilmente 
															pensando alla forma 
															di una croce. Esse 
															corrispondono 
															all'attuale basilica 
															di san Nazaro, sul
															
															
															
															
															
															decumano, 
															presso la Porta 
															Romana; dalla parte 
															opposta la basilica 
															di 
															
															
															
															
															
															san 
															Simpliciano; a 
															Sud-Ovest la 
															Basilica Martyrum 
															per accogliere i 
															corpi dei santi 
															Gervasio e Protasio. 
															Fu lo stesso 
															Ambrogio a rinvenire 
															tali reliquie in 
															onore dei quali fu 
															costruita la 
															basilica, nella 
															quale sarà sepolto 
															lo stesso Ambrogio, 
															e che in seguito 
															sarà chiamata, 
															appunto, basilica di 
															sant’Ambrogio; e 
															infine la basilica 
															di san Dionigi. 
															
															
															  
															
															
															
															Ambrogio, vescovo di 
															Milano, che era la 
															città di residenza 
															della corte 
															imperiale, esercitò 
															un'influenza 
															importante nella 
															vita sociale e 
															politica 
															dell'impero. In 
															particolare  proprio 
															perché l'imperatore, 
															a cominciare da
															
															
															
															
															Costantino, 
															manteneva una certa 
															autorità all'interno 
															della Chiesa, 
															Ambrogio ne prese le 
															distanze conservando 
															le sue prerogative 
															ecclesiali, sino a 
															prendersi cura della 
															stessa vita 
															cristiana 
															dell’imperatore 
															Teodosio. 
															 
															
															
															  
															
															
															
															Infatti nel 390 lo 
															richiamò severamente 
															perchè aveva 
															ordinato un massacro 
															tra la popolazione 
															di Tessalonica, rea 
															di aver linciato il 
															capo del presidio 
															romano della città. 
															In tre ore di 
															massacro erano state 
															assassinate migliaia 
															di persone. Ambrogio 
															impose 
															all'imperatore una 
															"penitenza 
															pubblica", cioè 
															l'esclusione dalla 
															partecipazione alla 
															liturgia. Teodosio 
															si piegò alla 
															fermezza di Ambrogio 
															e accettò la 
															penitenza 
															impostagli. Solo nel
															
															
															
															Natale 
															successivo venne 
															assolto e riammesso 
															ai sacramenti.  | 
														 
														
															| 
															  | 
														 
														
															
															
																
																	
																		| 
																		 
																		
																		
																		Ambrogio 
																		scrisse 
																		opere di
																		
																		
																		
																		
																		
																		
																		morale 
																		e 
																		
																		
																		
																		
																		
																		teologia 
																		e 
																		combatté 
																		a fondo 
																		sia l'arianesimo 
																		che il
																		
																		
																		
																		
																		
																		
																		paganesimo. 
																		Egli 
																		maturò 
																		in pochi 
																		anni uno 
																		straordinario
																		
																		sensus 
																		fidei, 
																		che 
																		influì 
																		notevolmente 
																		nella 
																		cultura 
																		del suo 
																		tempo. 
																		Scrisse 
																		inoltre 
																		molti 
																		inni per 
																		la 
																		preghiera, 
																		compiendo 
																		fondamentali 
																		riforme 
																		nella 
																		liturgia 
																		e nel 
																		canto 
																		sacro, 
																		introducendo 
																		molti 
																		elementi 
																		tratti 
																		dalle 
																		liturgie 
																		orientali.
																		
																		
																		
																		
																		La sua 
																		liturgia 
																		fu 
																		mantenuta 
																		nella 
																		diocesi 
																		di 
																		Milano 
																		dai 
																		successori 
																		e 
																		riconosciuta 
																		come 
																		rito 
																		ambrosiano, 
																		tutt’ora 
																		in uso. 
																		
																		
																		  
																		
																		
																		
																		Si 
																		adoperò 
																		molto 
																		per 
																		rigenerare 
																		la 
																		spiritualità 
																		e la 
																		preparazione 
																		teologica 
																		del 
																		clero e 
																		per 
																		proporre 
																		esperienze 
																		testimoniali 
																		forti al 
																		popolo 
																		cristiano. 
																		Promosse 
																		e 
																		sostenne 
																		la 
																		verginità 
																		consacrata, 
																		rinnovando 
																		così la 
																		dimensione 
																		escatologica, 
																		che dopo 
																		l’epoca 
																		dei 
																		martiri, 
																		cominciava 
																		ad 
																		affievolirsi. 
																		Pronunciò 
																		parole 
																		severe 
																		contro 
																		l’usura 
																		e l’uso 
																		egoistico 
																		dei beni 
																		della 
																		terra, 
																		con la 
																		sua 
																		parresia 
																		evangelica 
																		si 
																		oppose a 
																		imperatori 
																		e 
																		potenti 
																		del suo 
																		tempo, 
																		che 
																		erano 
																		caduti 
																		in
																		
																		  | 
																		
																		 
																		
																		
																		errori 
																		morali e 
																		dottrinali, 
																		senza 
																		mai 
																		dimenticare 
																		di 
																		annunciare 
																		la 
																		misericordia 
																		di Dio 
																		verso 
																		gli 
																		erranti. 
																		
																		
																		  
																		
																		
																		
																		Nel 
																		trattato 
																		sulla 
																		penitenza, 
																		è molto 
																		bello 
																		cogliere 
																		come il 
																		santo 
																		vescovo 
																		si 
																		riconosce 
																		solidale 
																		con i 
																		peccatori: 
																		“Signore, 
																		non 
																		permettere 
																		che si 
																		perda, 
																		ora che 
																		è 
																		vescovo, 
																		colui 
																		che 
																		quand’era 
																		perduto, 
																		hai 
																		chiamato 
																		all’episcopato, 
																		e 
																		concedimi 
																		anzitutto 
																		di 
																		essere 
																		capace 
																		di 
																		condividere 
																		con 
																		intima 
																		partecipazione 
																		il 
																		dolore 
																		dei 
																		peccatori. 
																		Anzi, 
																		ogni 
																		volta 
																		che si 
																		tratta 
																		del 
																		peccato 
																		di uno 
																		che è 
																		caduto, 
																		concedimi 
																		di 
																		provarne 
																		compassione 
																		e di non 
																		rimbrottarlo 
																		altezzosamente, 
																		ma di 
																		gemere e 
																		piangere, 
																		così 
																		che, 
																		mentre 
																		piango 
																		su un 
																		altro, 
																		io 
																		pianga 
																		su me 
																		stesso”
																		
																		
																		
																		
																		[2]. 
																		
																		
																		  
																		
																		
																		Fu un 
																		pastore 
																		fedele a 
																		Cristo e 
																		al suo 
																		gregge, 
																		che 
																		guidò 
																		con 
																		sapienza 
																		e 
																		coraggio 
																		nella 
																		maturazione 
																		della 
																		fede e 
																		nella 
																		piena 
																		adesione 
																		al 
																		Vangelo. 
																		Si 
																		consumò 
																		interamente 
																		nell’esercizio 
																		del 
																		ministero 
																		pastorale, 
																		e morì 
																		quando 
																		ancora 
																		non 
																		aveva 
																		sessant’anni.  | 
																	 
																 
															 
															 | 
														 
														
															| 
															  | 
														 
														
															| 
															 
															
															
															“Il santo Vescovo 
															Ambrogio morì a 
															Milano nella notte 
															fra il 3 e il 4 
															aprile del 397. Era 
															l’alba del Sabato 
															santo. Il giorno 
															prima, verso le 
															cinque del 
															pomeriggio, si era 
															messo a pregare, 
															disteso sul letto, 
															con le braccia 
															aperte in forma di 
															croce. Partecipava 
															così, nel solenne 
															Triduo pasquale, 
															alla morte e alla 
															risurrezione del 
															Signore. «Noi 
															vedevamo muoversi le 
															sue labbra», attesta 
															Paolino, il diacono 
															fedele che su invito 
															di Agostino ne 
															scrisse la Vita, «ma 
															non udivamo la sua 
															voce». A un tratto, 
															la situazione parve 
															precipitare. 
															Onorato, Vescovo di 
															Vercelli, che si 
															trovava ad assistere 
															Ambrogio e dormiva 
															al piano superiore, 
															venne svegliato da 
															una voce che gli 
															ripeteva: «Alzati, 
															presto! Ambrogio sta 
															per morire...». 
															Onorato scese in 
															fretta – prosegue 
															Paolino – «e porse 
															al santo vescovo il 
															Corpo del Signore. 
															Appena lo prese e 
															deglutì, Ambrogio 
															rese lo spirito, 
															portando con sé il 
															buon viatico. Così 
															la sua anima, 
															rifocillata dalla 
															virtù di quel cibo, 
															gode ora della 
															compagnia degli 
															angeli» (Vita 47). 
															In quel Venerdì 
															santo del 397 le 
															braccia spalancate 
															di Ambrogio morente 
															esprimevano la sua 
															mistica 
															partecipazione alla 
															morte e alla 
															risurrezione del 
															Signore. Era questa 
															la sua ultima 
															catechesi: nel 
															silenzio delle 
															parole, egli parlava 
															ancora con la 
															testimonianza della 
															vita” 
															
															[3]. 
															
															
															  
															
															
															
															L'eredità di 
															Ambrogio è delineata 
															principalmente a 
															partire dalla sua
															
															
															
															
															
															attività pastorale: 
															la predicazione 
															della 
															
															
															
															
															Parola di Dio 
															coniugata alla 
															teologia, 
															l'attenzione ai 
															problemi della
															
															
															
															
															
															
															giustizia sociale, 
															l'accoglienza verso 
															le persone 
															provenienti da 
															popoli lontani, la 
															denuncia degli 
															errori nella vita 
															civile e politica. 
															Una tradizione che 
															lungo i secoli è 
															stata custodita 
															dalla Chiesa intera 
															e specialmente da 
															quella ambrosiana. 
															Le omelie e i 
															pronunciamenti del 
															suo vescovo, anche 
															oggi, soprattutto in 
															occasione della 
															festa di s. 
															Ambrogio, sono 
															tenuti in grande 
															considerazione 
															dall’opinione 
															pubblica. 
															
															
															  
															
															
															
															“Come l’apostolo 
															Giovanni, il Vescovo 
															Ambrogio – che mai 
															si stancava di 
															ripetere: «Omnia 
															Christus est nobis! 
															– Cristo è tutto per 
															noi!» – rimane un 
															autentico testimone 
															del Signore. Con le 
															sue stesse parole, 
															piene d’amore per 
															Gesù, concludiamo 
															così la nostra 
															catechesi: «Omnia 
															Christus est nobis! 
															Se vuoi curare una 
															ferita, Egli è il 
															medico; se sei 
															riarso dalla febbre, 
															Egli è la fonte; se 
															sei oppresso 
															dall’iniquità, Egli 
															è la giustizia; se 
															hai bisogno di 
															aiuto, Egli è la 
															forza; se temi la 
															morte, Egli è la 
															vita; se desideri il 
															cielo, Egli è la 
															via; se sei nelle 
															tenebre, Egli è la 
															luce ... Gustate e 
															vedete come è buono 
															il Signore: beato è 
															l’uomo che spera in 
															Lui!» (La verginità 
															16,99)” 
															
															[4]. 
															
															
															  
															
															
															
															Ambrogio di Milano, 
															santo vescovo e 
															padre della Chiesa, 
															rimane un punto di 
															riferimento per 
															chiunque sia 
															chiamato a prendersi 
															cura della vita in 
															Cristo e ad 
															annunciare il 
															Vangelo a coloro che 
															cercano la verità e 
															la giustizia ma non 
															riescono a trovarla 
															perché non sanno che 
															quel desiderio è 
															posto nei loro cuori 
															da Dio stesso. A lui 
															possiamo fare 
															riferimento anche 
															per ritrovare quel 
															respiro ecclesiale a 
															due polmoni, quello 
															dell’Oriente e 
															dell’Occidente 
															cristiano, che 
															Giovanni Paolo II ha 
															desiderato e 
															promosso per 
															l’intera Chiesa, in 
															tutto il suo 
															pontificato. 
															  | 
														 
														
															| 
															 
															
															
															A cura di sr 
															Giuseppina 
															Alberghina sjbp  | 
														 
														
															| 
															  | 
														 
														
															| 
															 
															
															
															Note 
															
															
															
															[1] 
															
															Agostino di Ippona,
															Confessioni, 
															9, 7. 
															
															
															
															[2] 
															
															
															S. 
															Ambrogio, Sulla 
															penitenza, 2, 
															73.78. 
															
															
															
															[3] 
															Benedetto XVI, 
															Udienza generale del 
															24 ottobre 2007. 
															
															
															
															[4] 
															
															
															
															Benedetto XVI, idem.  | 
														 
														
															|   | 
														 
														
															|   | 
														 
														
															| 
															 
															
															Testimoni della 
															santità pastorale  | 
														 
														
															| 
															 
															
															
															
															Sr Cecilia Domenica Sciarrone:
															
															
															 
															
															
															il cuore ardente e le 
															mani operose 
															
															 
															
															
															di una autentica 
															missionaria  | 
														 
														
															| 
															  | 
														 
														
															| 
															 
															
															
															Domenica è una bella 
															ragazza calabrese di 
															21 anni quando 
															chiede di entrare 
															nella Congregazione 
															delle Suore di Gesù 
															buon Pastore, 
															Pastorelle, un nuovo 
															gruppo di Religiose 
															della Famiglia 
															Paolina, che aveva 
															solo 4 anni di vita. 
															Infatti il 22 
															settembre del 1942, 
															Domenica si unisce 
															al piccolo gruppo di 
															suore che, a Genzano 
															di Roma, comincia ad 
															avere una sua 
															consistenza e si sta 
															sviluppando 
															rapidamente. 
															
															  
															
															
															La giovane arriva 
															munita della 
															presentazione del 
															suo parroco, don 
															Gaetano Cotroneo, 
															che testimonia la 
															solidità della sua 
															vocazione religiosa. 
															È cresciuta in una 
															famiglia cristiana 
															di buon livello 
															sociale, che si 
															distingue nel paese 
															per una certa 
															agiatezza e per la 
															frequenza assidua 
															alla vita 
															parrocchiale. Papà 
															Santo e mamma 
															Eleonora Pratticò 
															hanno avuto sei 
															figli: un maschio, 
															che diventerà 
															magistrato e cinque 
															femmine, di cui due 
															religiose, una 
															Pastorella, la 
															nostra sr Cecilia, e 
															una Salesiana, sr 
															Caterina.  | 
														 
														
															| 
															  | 
														 
														
															
															
																
																	
																		| 
																		 
																		   | 
																		
																		 
																		
																		
																		Domenica 
																		nasce a 
																		Campo 
																		Calabro, 
																		in 
																		provincia 
																		di 
																		Reggio 
																		Calabria, 
																		il 23 
																		novembre 
																		1920 e 
																		viene 
																		battezzata 
																		nella 
																		Chiesa 
																		parrocchiale, 
																		dedicata 
																		a Santa 
																		Maria 
																		Maddalena, 
																		l’8 
																		dicembre 
																		successivo, 
																		festa 
																		dell’Immacolata, 
																		come 
																		attesta 
																		la fede 
																		di 
																		battesimo. 
																		
																		  
																		
																		
																		Quando 
																		Domenica 
																		entra in 
																		Congregazione, 
																		sono gli 
																		anni 
																		burrascosi 
																		della 
																		seconda 
																		guerra 
																		mondiale 
																		e il 
																		piccolo 
																		gregge 
																		di 
																		Pastorelle 
																		fa del 
																		suo 
																		meglio 
																		per 
																		affrontarne 
																		i disagi 
																		e le 
																		privazioni 
																		e per 
																		aiutare 
																		la gente 
																		intorno.
																		  | 
																	 
																 
															 
															 | 
														 
														
															
															
																
																	
																		| 
																		  | 
																	 
																	
																		| 
																		 
																		
																		Il tempo 
																		di 
																		guerra 
																		coincide 
																		con 
																		quello 
																		della 
																		sua 
																		prima 
																		formazione 
																		e, 
																		insieme 
																		alle 
																		suore, 
																		vive il 
																		pellegrinaggio 
																		da una 
																		comunità 
																		all’altra, 
																		alla 
																		ricerca 
																		di un 
																		luogo 
																		più 
																		sicuro. 
																		Alla 
																		fine del 
																		1942 è a 
																		Valdicastello 
																		in 
																		provincia 
																		di Lucca 
																		e 
																		successivamente 
																		a Farra 
																		d’Alpago, 
																		nel 
																		bellunese. 
																		Tempi 
																		difficili 
																		ma di 
																		grandi 
																		slanci 
																		generosi 
																		in cui 
																		vivere 
																		la 
																		sequela 
																		del 
																		Signore 
																		con 
																		radicalità 
																		evangelica. 
																		Soltanto 
																		alla 
																		fine 
																		della 
																		guerra, 
																		quando 
																		la pace 
																		va 
																		consolidandosi, 
																		Domenica 
																		compie 
																		il 
																		noviziato 
																		a 
																		Genzano 
																		ed 
																		emette 
																		la sua 
																		prima 
																		professione 
																		il 6 
																		gennaio 
																		1948, 
																		prendendo 
																		il nome 
																		di 
																		Cecilia, 
																		la 
																		martire 
																		romana 
																		che 
																		aveva 
																		versato 
																		il suo 
																		sangue 
																		per 
																		Cristo, 
																		rendendo 
																		una 
																		testimonianza 
																		gioiosa 
																		e 
																		coraggiosa 
																		della 
																		sua 
																		fede. Sr 
																		Cecilia 
																		cerca 
																		sempre 
																		di far 
																		onore 
																		alla 
																		martire 
																		di cui 
																		porta il 
																		nome e 
																		sin 
																		dagli 
																		inizi 
																		della 
																		sua vita 
																		religiosa 
																		è 
																		“animata 
																		da 
																		grande 
																		spirito 
																		di fede 
																		e di 
																		carità, 
																		contenta, 
																		generosa 
																		con 
																		tutte, 
																		premurosa 
																		nell’aiutare, 
																		specialmente 
																		in 
																		sartoria, 
																		ma 
																		ovunque 
																		fosse 
																		richiesta, 
																		senza 
																		far 
																		pesare a 
																		nessuno 
																		quello 
																		che 
																		faceva”, 
																		come 
																		testimonia 
																		una 
																		sorella.  | 
																	 
																	
																		| 
																		 
																		   | 
																	 
																	
																		
																		
																			
																				
																					| 
																					 Dopo la professione la troviamo a S. Pietro alle Acque, in Umbria, che in quegli anni è la casa principale dell’Istituto, dove si svolge anche la prima parte della formazione iniziale. Sr Cecilia, tra le sue tante qualità umane e spirituali, sa cucire e ricamare con finezza e pratica tante altre arti femminili, che trasmette alle giovani con entusiasmo. Nel 1951 le è affidato il compito di superiora nella comunità di Polinago, una bella località dell’Appennino modenese, dove d’inverno non manca mai la neve, e nel 1953 viene chiamata ad animare la comunità di Medolla, nella bassa pianura modenese, a servizio di una parrocchia piena di vita.   | 
																					
																					 E proprio a Medolla, dove sta per iniziare il suo apostolato, la raggiunge la chiamata missionaria: in Brasile dove la Congregazione sta mettendo le prime radici e tante giovani chiedono di entrare. C’è proprio bisogno di una sorella come sr Cecilia per dare una mano nel fervore della crescita, in cui bisogna provvedere a tante cose, non ultime quella di avere una casa dove accogliere le giovani. “Appena messo piede sul suolo brasiliano, dopo due giorni dal suo arrivo mi accompagnò per un giro di beneficenza a Rio de Janeiro, per sovvenire alle necessità della casa di Terceira Légua di Caxias do Sul, dove c’era già un bel gruppo di aspiranti”, testimonia la sorella di prima.  | 
																				 
																			 
																		 
																		 | 
																	 
																	
																		|   | 
																	 
																 
															 
															 | 
														 
														
															| 
															 
															
															
															Sr Cecilia si 
															inserisce nella 
															comunità formativa 
															di 
															
															Terceira Légua 
															e le sorelle stanno 
															volentieri in sua 
															compagnia. È 
															semplice e 
															spontanea, nel suo 
															modo di esprimersi 
															non fa mancare una 
															nota di allegria, ma 
															sa anche accettare i 
															suoi limiti e 
															riconoscere 
															sinceramente quando 
															sbaglia. Nel 1959 fa 
															parte della comunità 
															di Avenida san 
															Leopoldo, sempre a 
															Caxias do Sul, che 
															nel 1956 era 
															divenuta la casa 
															principale 
															dell’Istituto e casa 
															di formazione. 
															
															  
															
															
															
															Dopo uno dei suoi 
															viaggi missionari in 
															nave, scrive al 
															Primo Maestro 
															raccontando come 
															trascorre le 
															giornate durante la 
															lunga traversata, 
															pregando molto ed 
															anche dedicandosi ai 
															bambini che 
															viaggiano con le 
															loro famiglie. Tra 
															l’altro scrive: “Si 
															lodava Dio sopra la 
															immensità delle 
															acque. Ho sofferto 
															il distacco dai 
															familiari e 
															consorelle, ma nel 
															mio cuore vibrava 
															tanta gioia e 
															intimità con Gesù, 
															nei lunghi colloqui 
															davanti a quel 
															piccolo Ciborio; 
															rinnovando ad ogni 
															istante l’offerta 
															che lei sa… per 
															riparare i tanti e 
															tanti peccati che si 
															commettono”. 
															
															  
															
															
															
															Nel 1963 ritorna in 
															Italia e sosta per 
															poco più di un anno 
															nella comunità di 
															Saliceto Panaro, 
															dove si dedica alla 
															pastorale familiare. 
															Riparte per il 
															Brasile e si 
															inserisce nella 
															comunità di 
															Jabaquara, a San 
															Paolo, dove la 
															Congregazione ha già 
															una grande comunità 
															e una prima scuola, 
															destinata a 
															diventare un 
															prestigioso Istituto 
															educativo: 
															l’Istituto Divina 
															Pastora. Qui sr 
															Cecilia, come 
															sempre, sta bene 
															insieme alle giovani 
															e contribuisce con 
															la sua laboriosità a 
															provvedere alle 
															mille necessità 
															quotidiane. Vi 
															rimane sino al 1969, 
															quando viene 
															nominata superiora 
															della comunità di 
															Terceira Légua, dove 
															aveva iniziato la 
															sua avventura 
															missionaria. 
															Successivamente la 
															troviamo superiora 
															nella comunità di 
															Fagundes Varela, che 
															era stata aperta nel 
															1954. 
															
															Qui rimane sino al 
															suo rientro 
															definitivo in Italia 
															nel 1971.  | 
														 
														
															| 
															  | 
														 
														
															| 
															 
															
															
															Seconda parte  
															
															
															
															Nella prima parte 
															abbiamo descritto la 
															vocazione e la vita 
															religiosa di sr 
															Cecilia Domenica 
															Sciarrone, compresa 
															la sua bella 
															esperienza 
															missionaria in 
															Brasile, che 
															conclude nel 1971, 
															anno in cui viene 
															richiamata in 
															Italia. 
															
															  
															
															
															
															Al rientro dal 
															Brasile, dopo una 
															sosta ad Albano, 
															dedicata allo studio 
															per conseguire il 
															diploma di maestra 
															di scuola materna, 
															sr Cecilia viene 
															chiamata a far parte 
															della comunità di 
															Borgo Milano, a 
															Verona, dove 
															nell’anno scolastico 
															1972/73 svolge il 
															tirocinio nella 
															scuola materna. 
															Sente molto la gioia 
															dell’apostolato e si 
															prodiga con 
															generosità là dove 
															vede un bisogno. È 
															fedelissima nella 
															cura della sua vita 
															spirituale e 
															difficilmente 
															tralascia la 
															preghiera. Si 
															prepara con passione 
															all’apostolato, 
															specialmente per il 
															catechismo, che ama 
															molto e che fa con 
															gusto, senza 
															smettere di 
															partecipare ai corsi 
															di aggiornamento. Si 
															dedica anche alle 
															visite agli ammalati 
															della parrocchia ed 
															entra a far parte 
															dell’Unitalsi[1], 
															proprio per poter 
															svolgere meglio il 
															suo compito di 
															consolazione e di 
															aiuto spirituale 
															verso chi soffre.
															  | 
														 
														
															| 
															  | 
														 
														
															
															
																
																	
																		| 
																		 
																		
																		
																		Sr 
																		Cecilia 
																		ha 
																		spesso 
																		delle 
																		battute 
																		umoristiche 
																		che 
																		rendono 
																		piacevole 
																		la sua 
																		compagnia, 
																		con la 
																		sua 
																		semplicità 
																		disarmante 
																		unita a 
																		una 
																		grande 
																		precisione 
																		in tutto 
																		quello 
																		che fa, 
																		offre un 
																		bell’esempio 
																		di 
																		disponibilità 
																		e 
																		responsabilità. 
																		È 
																		affettuosa 
																		e 
																		sincera, 
																		sempre 
																		pronta a 
																		collaborare 
																		alle 
																		necessità 
																		del 
																		momento, 
																		dimostrando 
																		un 
																		grande 
																		amore 
																		verso la 
																		Congregazione. 
																		La sua 
																		profonda 
																		fede e 
																		la piena 
																		fiducia 
																		nel 
																		Primo 
																		Maestro 
																		e nei 
																		superiori 
																		la 
																		rendono 
																		docile 
																		all’obbedienza 
																		e 
																		zelante 
																		nell’apostolato, 
																		che sa 
																		compiere 
																		solo per 
																		il 
																		Signore 
																		e non 
																		per 
																		farsi 
																		notare. 
																		Sr 
																		Cecilia 
																		parla e 
																		ascolta 
																		volentieri 
																		le cose 
																		di Dio, 
																		alimenta 
																		il suo 
																		colloquio 
																		interiore 
																		con il 
																		Signore, 
																		per 
																		conoscerlo 
																		e amarlo 
																		sempre 
																		di più.
																		
																		
																		  | 
																		
																		 
																		
																		
																		La sua 
																		salute 
																		non è 
																		delle 
																		migliori 
																		e 
																		nell’estate 
																		del 
																		1975, 
																		durante 
																		la 
																		visita 
																		in 
																		famiglia 
																		approfitta 
																		per un 
																		periodo 
																		di 
																		riposo, 
																		godendo 
																		anche il 
																		suo 
																		bellissimo 
																		mare 
																		calabrese. 
																		In 
																		agosto, 
																		al 
																		ritorno 
																		in 
																		comunità, 
																		si 
																		manifestano 
																		in lei i 
																		primi 
																		sintomi 
																		di un 
																		male che 
																		non si 
																		riesce a 
																		diagnosticare 
																		con 
																		facilità. 
																		Accusa 
																		spossatezza 
																		e forti 
																		dolori 
																		alla 
																		testa. 
																		Il 
																		medico 
																		le 
																		consiglia 
																		una cura 
																		ricostituente, 
																		che non 
																		sortisce 
																		però i 
																		risultati 
																		sperati. 
																		Col 
																		passare 
																		delle 
																		settimane 
																		la sua 
																		salute 
																		tende a 
																		peggiorare 
																		e sr 
																		Cecilia 
																		manifesta 
																		momenti 
																		passeggeri 
																		di 
																		perdita 
																		della 
																		memoria 
																		e, a 
																		volte, 
																		il suo 
																		comportamento 
																		sembra 
																		segnato 
																		da un 
																		certo 
																		disorientamento.
																		
																		
																		  | 
																	 
																 
															 
															 | 
														 
														
															| 
															  | 
														 
														
															| 
															 
															
															
															Questa situazione 
															non le consente di 
															continuare a 
															svolgere il suo 
															apostolato e lascia 
															la comunità di Borgo 
															Milano, la gente 
															della parrocchia, 
															specialmente gli 
															ammalati, che le 
															vogliono molto bene, 
															le augurano una 
															pronta guarigione e 
															un felice ritorno. 
															Così verso la fine 
															dell’anno, sr 
															Cecilia si reca in 
															Casa Madre ad 
															Albano, e il suo 
															stato di salute 
															consiglia il 
															ricovero nella 
															Clinica Regina 
															Apostolorum dove 
															subisce un 
															intervento di 
															colecistotomia. Si 
															riprende a fatica e 
															durante la lunga 
															convalescenza si 
															notano segni 
															evidenti di 
															peggioramento e di 
															affaticamento 
															mentale. Subito dopo 
															la Pasqua del 1976 
															si decide un 
															ricovero immediato 
															in una clinica 
															specializzata di 
															Roma, dove rimane 
															però solo un giorno, 
															per la difficoltà di 
															diagnosticare il 
															male. Perciò il 24 
															aprile viene 
															trasferita 
															all’ospedale San 
															Camillo dove rimane 
															sino al 22 giugno. 
															
															  
															
															
															
															Prima di partire da 
															Albano per il 
															ricovero a Roma, una 
															sorella la conforta, 
															ricordandole una 
															frase del Primo 
															Maestro: “Il 
															letto di una suora 
															malata è come un 
															altare”. In 
															quell’istante il suo 
															volto sembra 
															trasfigurarsi  e 
															dolcemente risponde 
															alla sorella: 
															“Che cose belle mi 
															stai dicendo!”. 
															In questa frase c’è 
															tutta suor Cecilia, 
															la sua 
															determinazione a 
															voler essere una 
															religiosa in tutto, 
															sino all’offerta 
															della vita insieme a 
															Gesù buon Pastore.  | 
														 
														
															| 
															  | 
														 
														
															
															
																
																	
																		| 
																		 
																		
																		
																		All’ospedale 
																		le viene 
																		diagnosticato 
																		un 
																		tumore 
																		al 
																		cervello, 
																		forse in 
																		stato 
																		ormai 
																		avanzato, 
																		ma si 
																		tenta 
																		ugualmente 
																		un 
																		intervento 
																		chirurgico 
																		allo 
																		scopo di 
																		circoscrivere 
																		il male, 
																		tuttavia 
																		l’obiettivo 
																		non 
																		viene 
																		raggiunto 
																		e le sue 
																		condizioni 
																		peggiorano 
																		notevolmente. 
																		Vedendo 
																		la 
																		situazione 
																		molto 
																		grave i 
																		medici 
																		consigliano 
																		di 
																		trasferirla 
																		all’ospedale 
																		di 
																		Albano 
																		Laziale, 
																		per 
																		poter 
																		essere 
																		assistita 
																		più 
																		agevolmente 
																		dalle 
																		consorelle, 
																		che si 
																		alternano 
																		giorno e 
																		notte al 
																		suo 
																		capezzale, 
																		con 
																		grande 
																		amore e 
																		dedizione. 
																		Il 
																		giorno 
																		dei 
																		santi 
																		Apostoli 
																		Pietro e 
																		Paolo, 
																		giorno 
																		di 
																		grande 
																		festa 
																		per la  | 
																		
																		 
																		
																		
																		Congregazione, 
																		la 
																		superiora 
																		generale, 
																		in 
																		partenza 
																		per il 
																		Brasile, 
																		si reca 
																		da sr 
																		Cecilia 
																		per 
																		salutarla 
																		e 
																		chiedere 
																		la 
																		collaborazione 
																		della 
																		sua 
																		preghiera 
																		e della 
																		sua 
																		offerta. 
																		Sr 
																		Cecilia 
																		non può 
																		parlare 
																		ma 
																		manifesta 
																		con 
																		l’espressione 
																		del 
																		volto e 
																		soprattutto 
																		con gli 
																		occhi la 
																		sua 
																		gioia e 
																		la sua 
																		partecipazione 
																		al 
																		viaggio, 
																		con 
																		l’offerta 
																		delle 
																		sue 
																		sofferenze. 
																		Nonostante 
																		fosse 
																		paralizzata, 
																		al 
																		momento 
																		di 
																		pregare 
																		il Padre 
																		nostro, 
																		si 
																		ricompone 
																		in 
																		atteggiamento 
																		di 
																		preghiera, 
																		quella 
																		preghiera 
																		del 
																		cuore 
																		che il 
																		Signore 
																		accoglie 
																		nel 
																		segreto 
																		del Suo 
																		mistero.  | 
																	 
																 
															 
															 | 
														 
														
															| 
															  | 
														 
														
															| 
															 
															
															
															La situazione di 
															salute si aggrava 
															ulteriormente e Sr 
															Caterina, la sorella 
															salesiana, le rimane 
															vicina negli ultimi 
															giorni insieme alle 
															Pastorelle che non 
															la lasciano sola 
															nemmeno un istante. 
															All’alba del 13 
															luglio del 1976, 
															alle ore 3.40, sr 
															Cecilia consegna al 
															Padre la sua 
															esistenza terrena ed 
															entra nella Vita che 
															non ha fine. 
															 
															
															  
															
															
															Una vita breve 
															quella di sr 
															Cecilia, che solo 
															nel novembre 
															successivo avrebbe 
															compiuto 56 anni. 
															Breve ma intensa 
															nella fede e nella 
															dedizione a Gesù 
															buon Pastore, 
															nell’amore alla 
															vocazione di 
															Pastorella e nella 
															cura del popolo di 
															Dio. Il suo cuore 
															ardente si è 
															purificato al 
															crogiuolo di una 
															sofferenza profonda 
															e difficile da 
															comprendere, ma che 
															il Padre Celeste ha 
															accolto nella 
															silenziosa offerta 
															di un atto d’amore 
															purissimo, che solo 
															Lui ha potuto 
															conoscere 
															nell’intensità e 
															nella gratuità. Le 
															sue mani ormai unite 
															a quelle di Cristo 
															Crocifisso e 
															glorioso, certamente 
															continuano ad essere 
															operose 
															nell’abbondanza 
															della benedizione e 
															dell’intercessione, 
															alla presenza 
															beatificante della 
															Santa Trinità.
															  | 
														 
														
															| 
															  | 
														 
														
															
															
																
																	
																		| 
																		 
															
															
															
															A cura di sr Giuseppina 
															Alberghina sjbp  | 
																	 
																 
															 
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															| 
															  | 
														 
														
															| 
															 
															
															
															Note 
															
															
															[1]
															
															
															U.N.I.T.A.L.S.I. (UNITALSI) 
															– Unione Nazionale 
															Italiana Trasporto 
															Ammalati a Lourdes e 
															Santuari 
															Internazionali.  | 
														 
														
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															Archivio  | 
														 
														
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