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A las Hermanas Pastorcitas

 

         
 

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Beato

Santiago

Alberione

 
 

 

     
 

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Compartimos las enseñanzas del Beato Santiago Alberione, privilegiando el aspecto carismático de la cura pastoral en la Iglesia local. 

 

 
 
 

«Io sono il buon Pastore»

Buone Pastorelle, da qualche tempo ho costatato come la grazia divina lavora in voi, nella vostra famiglia religiosa: più luce, più carità, più lavoro interiore, più spirito pastorale, vita pastorale più intensa e più attiva.

Che desiderio pio e meritorio un gruppo di Pastorelle in tante parrocchie! Ma non un gruppo di suore comuni che vanno per l'asilo, ma un gruppo di Pastorelle che comprendano e facciano la missione che vi descrivo.

San Paolo ci presenta Gesù sacerdote. E il Divino Maestro stesso ci si presenta come pastore: «ego sum pastor bonus». Questa immagine completa l'idea grandiosa del sacerdote Gesù, e ce ne fa conoscere l'azione benefica nelle anime.

E' tanto bello studiare il brano evangelico ove Gesù raccoglie il suo insegnamento sulle funzioni del pastore. Lo faremo considerando le parole del testo evangelico.

«Io sono il buon pastore, il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle. Il mercenario invece e chi non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, lascia le pecore e fugge e il lupo le azzanna e le disperde. Il mercenario fugge, perché è mercenario, non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, e conosco le mie e le mie conoscono me, come il padre conosce me ed io conosco il padre; e per le mie pecorelle do la vita. Ed ho delle altre pecorelle che non sono di questo ovile, anche queste bisogna che raduni e daranno ascolto alla mia voce, e si avrà un solo ovile e un solo pastore».

Era nelle abitudini di Gesù Cristo parlare in parabole; e già il Profeta aveva indicato in questo un segno di riconoscimento del futuro Messia. Per farci intendere il suo ministero apostolico in mezzo al mondo, Egli si valse di questa graziosa parabola.

Gesù è il pastore delle anime. Le anime sono sue e a tanti titoli: Egli ne è il Creatore, e il provvido conservatore; Egli le ha riscattate dalla schiavitù del peccato versando come prezzo il suo sangue prezioso.

Esiste un'intima relazione tra il buon pastore Gesù e le anime.

I sacerdoti hanno qui un punto di somiglianza col divino pastore; anch'essi generano le anime alla grazia e le alimentano con i sacramenti, preoccupandosi di ognuna di loro come di figli carissimi.

Le Pastorelle fanno col sacerdote pastore un'unica missione; hanno le stesse premure, lo stesso fine, gli stessi mezzi.

Il pastore evangelico non è solamente proprietario del gregge, ma è anche proprietario dell'ovile; e quindi vi entra e vi esce a suo piacimento: «qui intrat per ostium, pastor est ovium».

Gesù è il vero pastore, ma non si è arrogato da sè il titolo di pastore, glielo ha affidato il suo Padre celeste: «hoc mandatum accepi a Patre meo». Il profeta Ezechiele ci riporta le parole del mandato: «suscitabo super eas Pastorem unum, qui pascat eas». Così dovrà essere anche per noi.

Dio, Dio solo chiama al sacerdozio e alla vita religiosa di Pastorelle: «non vos me eligistis, sed ego eligi vos».

La prima dote del buon pastore e delle Pastorelle è di conoscere le pecorelle e farsi da loro conoscere. Questa sarà la prova del loro interessamento, questa sarà la condizione perché le pecorelle non temano la loro presenza. Questa dote la riscontriamo perfettamente in Gesù: «cognosco meas». Ed è da notarsi che le conosce una per una; a tutte ha assegnato il proprio nome e per nome le chiama.

Anche il pastore e la Pastorella devono conoscere il popolo fra il quale operano. Non si tratta di conoscere i corpi che si vedono, ma le anime. Dobbiamo farci conoscere col catechismo, col ministero della parola, che ci è stato affidato dal Maestro.

Un altro prezioso insegnamento di Gesù è questo: dobbiamo precedere le nostre pecorelle col buon esempio. Non dobbiamo comportarci come i sacerdoti dell'antica legge dei quali Gesù stesso dice: «omnia quaecumque dixerint vobis servate et facite secundum opera vero illorum nolite facere».

Le pecorelle sono insidiate dai ladri e dai lupi. I ladri vorrebbero strapparle dal loro ovile e i lupi vorrebbero sbranarle. Tocca a noi difendere il gregge con coraggio e sacrificio. Il buon pastore e la vera Pastorella espongono la loro vita e la sacrificano per la salvezza del gregge: «bonus pastor animan suam dat pro ovibus suis».

Gesù insiste sulla grande prova di amore che Egli ha dato alle sue pecorelle; nessuno si è mai trovato nelle sue condizioni, di essere cioè padrone della vita, e di sacrificarla volendola sacrificare.

Per compiere il nostro dovere apostolico, dobbiamo saper andare fino all'estremo, accettando la morte, quando i nemici delle pecorelle e del Pastore divino ce l'infliggessero.

C'è un altro pericolo per le pecorelle: che qualcuna si perda. Mentre si trova al pascolo, seguendo gli istinti, andando in cerca dell'erba più abbondante e più fresca, si è allontanata dal gregge; e di balza in balza, di burrone in burrone, è andata a finire nel profondo della valle. Il buon pastore, appena se ne accorge, lascia le altre al sicuro nell'ovile e va fino nell'abisso per trovarla: «vadit ad illam, quae perierat, donec inveniat eam». E quando l'ha trovata non sfoga contro di lei il suo disappunto, non la spinge su per l'erta della montagna a colpi di bastone, ma

la prende amorosamente sulle spalle e la riporta contento all'ovile.

Deve essere virtù propria dei sacerdoti coltivare l'amore ai peccatori ed adoperarsi per ricondurli sulla via del paradiso. Con uguale cuore ed amore lo devono fare anche le Pastorelle, secondo la loro eccelsa vocazione.

Purtroppo queste pecorelle sbandate e randagie non sono una sola, ma mille e mille; sentiamo vivo l'anelito di Gesù: «et vocem meam audient: et fiet unum ovile at unus pastor». Ecco il compito affidato al pastore e alla Pastorella. Quanto maggiore sarà lo zelo tanto più presto si attuerà questo magnifico ideale dell'unico ovile. Gesù per questo ha pregato in terra e continua a pregare in cielo: «ut omnes sint unum»; e mette a disposizione di tutti i suoi tesori di verità, di grazia, di misericordia.

Le Pastorelle sono anime che hanno penetrato la dottrina di Gesù, che hanno acquistato la carità di Gesù, che vivono unite a Gesù e sono tutte di Lui; che si dividono in piccoli gruppi, si stabiliscono in una parrocchia, ove considerano le anime come proprie, per adozione; a loro si sentono legate per la vita, la morte, l'eternità, in un'unica aspirazione di tutte salvarle. Collaborano quanto all'apostolato col parroco per istruire e custodire; per distruggere il male e mettere il bene, per convertire e santificare; portare alla vita cristiana e alla buona morte, col programma del parroco e dell'amore; morire ogni giorno per salvare ogni giorno.

Esse saranno le sorelle, le madri, le maestre, le catechiste, le consolatrici di ogni dolore, un raggio di luce e di sole benefico e continuo nella parrocchia.

Gennaio 1947

 
 

 


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