Delegazione Corea

“CHE SIANO UNO!”

Gioia e speranza dal mio viaggio in Corea

 

Era il 10 dicembre1987 quando atterrai per la prima volta a Seul, capitale della Corea del Sud, dopo ventiquattro ore di viaggio: ero stata inviata là come missionaria per iniziare la formazione delle giovani che chiedevano di far parte della nostra comunità, presente in quella Nazione da appena tre anni.

 

Vi sono ritornata nel mese di gennaio scorso (2009) con “sole” undici ore di volo no-stop, segno di come anche le distanze più grandi si riducano con i mezzi moderni. Allora, come adesso, arrivando di sera in quella immensa città – conta più di undici milioni di abitanti – ero rimasta impressionata dalla quantità di croci illuminate che si alzano verso il cielo, segno della presenza cristiana.

 

 

Una storia singolare

La Corea, fondata nel 2333 a.C., ha conservato una propria storia e cultura. Confucianesimo  e Buddismo, entrati dalla Cina, ne costituirono le radici, ma erano presenti  anche forme religiose come l’Animismo e lo Sciamanesimo.

Il Cattolicesimo entrò in Corea soltanto alla fine del XVIII secolo, in un modo singolare: è l’unica Nazione nel mondo ad aver ricevuto la Fede cattolica per iniziativa di laici coreani, senza l’aiuto diretto di missionari stranieri. Nel 1784 Seung-hun Lee fu mandato in Cina per studiare la fede cattolica ed essere battezzato. Al suo ritorno battezzò altri due compagni  e insieme diedero inizio al Cattolicesimo in Corea. Cosa curiosa: questi laici cominciarono anche a celebrare la Messa e ad amministrare i Sacramenti, come avevano visto fare in Cina e soltanto dopo qualche anno, abitati da alcuni dubbi, mandarono a chiedere al Vescovo di Pechino un sacerdote. C’erano già quattromila credenti senza un prete, ma soltanto dopo undici anni fu possibile avere il primo sacerdote cinese. Molto più tardi arrivarono i preti delle Missioni estere di Parigi e nel 1830 Papa Gregorio XVI costituì la Chiesa coreana come diocesi autonoma separata dalla Cina. Nel 1845 il primo sacerdote coreano: Andrea Kim.  I cattolici in Corea conobbero, purtroppo, una dura e secolare persecuzione. Oggi i cattolici nella Corea del Sud raggiungono i cinque milioni di fedeli e costituiscono il 10% della popolazione, toccando nella capitale il 14%.  

 

Un laboratorio importante per l’ecumenismo

Il Protestantesimo fu introdotto in Corea verso il 1880 ad opera degli Stati Uniti e si diffuse non come unica chiesa, ma come una molteplicità di chiese e denominazioni: oggi, nel loro insieme sono circa il 40% della popolazione (questo spiega le numerose croci illuminate: se ne innalza una in ogni luogo di culto dei diversi gruppi). Sono presenti poi in percentuali molto piccole la Chiesa anglicana e  la Chiesa ortodossa.

Dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II  era aumentato in Corea il dialogo  tra gli organismi rappresentativi delle diverse confessioni: cattolica, ortodossa, evangelica, metodista, presbiterana, anglicana, luterana…e si era via via rafforzato il movimento ecumenico.

Quest’anno 2009 il tema e il testo della Settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani celebrata in tutto il mondo nel mese di gennaio, è stato proposto proprio dalla Corea che aveva scelto il brano di Ezechiele (37,15-28) che contiene la profezia della riunificazione del regno di Israele, esso infatti evoca la situazione della penisola coreana, divisa in due dal 1953.

 

Una bella coincidenza

La mia presenza a Seul, invitata dalle sorelle coreane per un seminario di approfondimento sulla Regola di Vita, mi ha permesso di partecipare il 18 gennaio 2009 all’incontro di preghiera ecumenica, in un clima suggestivo e originale: circa quattromila cristiani coreani di ogni confessione, insieme al card. Nicholas Cheong Jin-Suk di Seul, il Nunzio apostolico, Pastori delle diverse chiese: protestanti, anglicana, ortodossa…nell’alternarsi di preghiere, canti antichi e moderni, di danze tradizionali e musica classica, confluiti nel gesto simbolico di ricomporre una grande Croce, segno di un’unità possibile solo se tutti fissiamo lo sguardo sul Signore Gesù, Crocifisso e Risorto.

 

 

 

Il contributo della prima suora Pastorella coreana

Ho gioito molto nel vedere con quanto entusiasmo e impegno di energie, sr. Cecilia Son ha contribuito alla realizzazione di questo importante appuntamento ecumenico. Sicuramente gli studi di ecumenismo da lei compiuti in questi ultimi anni a Venezia, sono stati preziosi e messi a buon frutto, tanto che la Diocesi di Seul le ha proposto di ritornare in Italia per ulteriori ricerche e approfondimenti in merito, al fine di conseguire poi il dottorato.

 

 

È interessante cogliere nel cammino della nostra giovane comunità coreana -  in una Terra che per tradizione conosce la pluralità di espressioni religiose -  questa attenzione all’Ecumenismo: “segno dei tempi” e “sfida”, allo stesso tempo, per tutta l’umanità credente.

           

sr. Angiolina Rossini sjbp