Delegazione Corea

Incontro missionari in Corea

 

Qualche settimana fa la maggior parte dei missionari italiani in Corea ci siamo incontrati nei locali della parrocchia internazionale di Seoul, per un momento di fraternità. L’incontro è stato diviso in tre parti, a ciascuna delle quali, da P. Giovanni Zevola, missionario degli Oblati, è stato dato un titolo un po’ scherzoso parafrasando il nome del relatore del momento formativo:

 

ü Prima parte: Con Vito: Momento formativo dettato da P. Vito Di Marzio, Rogazionista.

ü Seconda parte: CONVITO eucaristico: Momento celebrativo presieduto da mons. Stefano De Paolis, segretario della Nunziatura in Corea.

ü Terza parte: Convito fraterno: Cena a base di buono e abbondante cibo italiano.

 

 

Il momento formativo dell’incontro è stato affidato, come già detto sopra, a P. Vito Di Marzio, un sacerdote Rogazionista italiano che però risiede normalmente in California (USA) e che ha condiviso per sei mesi l’esperienza dei suoi confratelli coreani.  L’argomento sul quale abbiamo condiviso la riflessione è: “Discepoli Insieme”. Si è partiti dal considerare chi è il discepolo: egli è colui che cerca e segue Gesù il Maestro e che lascia tutto per Lui. Per cui è importante per il discepolo pensare, parlare, agire... con la stessa logica di Gesù e tradurre in pratica la Parola di Dio. L’accento è poi stato messo sulla parola “insieme”. Anni addietro nella Chiesa avevamo una spiritualità più individuale; oggi essere discepoli insieme aiuta non solo l’identificazione con Cristo ma anche la vita di missione; basti solo pensare alla prima comunità cristiana della quale viene detto: “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un’anima sola” (At 4,32-36).  E poi anche il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte parla di comunione, di amore fraterno, di una spiritualità collettiva e non individuale,  della Chiesa come  una scuola di comunione e della vita religiosa come icona della Trinità. Ed è proprio per questo che non bisogna solo parlare di Gesù ma farLo vedere; e questo è possibile se ci identifichiamo con Lui, don Alberione direbbe con S. Paolo, se ci cristifichiamo, se mettiamo in pratica la Parola di Dio e il comandamento dell’amore.

 

Che ve ne pare? Non viene la voglia di rimboccarsi le maniche e rinnovarsi per poter sempre più cristificarci ed essere segno visibile “insieme” del Suo amore e così poter dire anche alle nuove generazioni “venite e vedete” il Signore che è in noi e in mezzo a noi? Coraggio, dunque, perché con l’aiuto di Dio niente è impossibile!

 

sr Rosaria Longobardi sjbp