Italia

“Obbedienza tra libertà e appartenenza”

 

 

Quale obbedienza? Quale libertà? Quale appartenenza?

A livello epocale siamo arrivati ad un bivio:

imparare l’obbedienza… ma quale?

 

E’ questa una delle domande che si sono posti i 217 partecipanti, 127 religiose, 90 religiosi che hanno partecipato al Convegno organizzato dalla CISM (Conferenza Italiana Superiori Maggiori – Area Animazione della Vita Consacrata), tenuto a Collevalenza, Perugia, dal 17 al 21 novembre 2008.

 

Tra i convegnisti, erano presenti diversi superiori generali, provinciali, consiglieri, formatori, animatori di comunità ma anche giovani in formazione che per quattro giorni si sono ritrovati a condividere l’esperienza di fraternità, di riflessione, di preghiera su un tema di grande attualità: “Obbedienza tra libertà e appartenenza”.

 

 

L’obbedienza punto di partenza e insieme punto di arrivo del cristiano e ancora di più ogni consacrato/a, cammino sempre in atto e mai compiuto di ricerca di Dio e della sua volontà.  Una grande opportunità per conoscere i contenuti dell’Istruzione “Faciem tuam, Domine, requiram: il tuo volto, Signore, io cerco (Sl 26,8) ("Il servizio dell'autorità e l'obbedienza"), la cui natura, nonostante l’intento di leggere tutto in una luce cristologia, non è primariamente dottrinale ma pratico: “Aiutare l’autorità nel suo triplice servizio: alle singole persone chiamate a vivere la propria consacrazione (prima parte); costruire comunità fraterne (seconda parte), a partecipare alla missione comune (terza parte)”.

 

Il tema vero e centrale di Faciem tuam è l’obbedienza prima e più dell’autorità, obbedienza che si identifica con la fede, obbedienza come scuola in cui si apprende a fidarsi di Dio. In questa prospettiva siamo stati introdotti in un itinerario biblico-teologico- psicopedagogico, che da Abramo, nostro padre nella fede ci ha indicato il vertice dell’obbedienza e dell’amore, Gesù Cristo e poi giù giù fino al nostro coinvolgimento fino a tracciare dei sentieri formativi per un cuore obbediente.

 

Un itinerario, che si snoda fra certezze statiche tipiche della cultura contemporanea (quelle che non producono la crescita) e quelle dinamiche di un futuro esigente ma insieme appassionante, che valorizza i doni ricevuti, le doti personali e i gli affetti. Una bella esperienza per noi, rappresentanti delle due province italiane, che, in diversi momenti, abbiamo potuto gustare la ricchezza di carismi e ministeri, attraverso uno scambio semplice e cordiale nei gruppi di riflessione e nei laboratori nei quali ci siamo lasciate interrogare e provocare dal vissuto delle nostre comunità e Istituti prendendo coscienza che siamo più che mai arrivati ad un crocevia della storia.

 

Ancora una volta abbiamo compreso che, l’obbedienza è espressione del dono maturo di noi stesse, capacità di amare con cuore libero, prendendoci cura le une delle altre, in un dinamismo che ci porta a crescere nell’appartenenza a Cristo e all’Istituto.

 

sr Maria Rosa Barison e sr Monica Reda, sjbp