Provincia Italia Centro Nord

Dove c’è un amore che dà tutto, c’è già vittoria sulla morte

 

L’UNICA COSA NECESSARIA: AMARE

Lettera a Maria di Betania, sorella di Marta e di Lazzaro

Tratto dal giornale L’IDEA: mensile della Parrocchia di Fiorenzuola d’Arda, aprile 2010

 

 

Cara Maria di Betania,

                                         anche tu come la tua omonima di Magdala sei una donna che ha saputo vedere quell’essenziale che è visibile solo al cuore.  Mi piace osservarti, nel racconto evangelico di Luca, seduta ai piedi di Gesù per ascoltare la sua parola (Lc 10,38-42): avevi capito che il Maestro non parlava solo per gli uomini, come la tradizione rabbinica avrebbe voluto.

Tua sorella Marta aveva accettato di assolvere la consueta funzione di donna di casa: non è certo questa preziosa disponibilità che Gesù le rimprovera, ma il fatto, forse, di essere così presa dal fare delle cose per l’ospite, da non dedicargli neppure un po’ di attenzione, un po’ di compagnia. Ci sono persone, per le quali possiamo anche fare molto e per le quali spendiamo molto tempo ed energie, ma che ci scivolano accanto senza trovare un attimo di silenziosa calda ospitalità dentro di noi.

Anche con le migliori intenzioni, è facile disperdersi, lasciarsi prendere da preoccupazioni e affanni e dimenticare l’unica cosa necessaria: l’ascolto attento della Parola di Dio, da cui scaturisce e in cui trova senso ogni autentico servizio. Il verbo che li coniuga entrambi è: amare.

Tu, Maria, hai avuto il coraggio di assumere l’atteggiamento del discepolo, di dare priorità all’ascolto per ricordarci che Dio ci ha amati per primo e solo dal suo amore deriva la nostra capacità di amare il prossimo.

Tuo fratello Lazzaro, Marta e tu, avete saputo offrire a Gesù il calore dell’amicizia e forse per questo la vostra esperienza umana ha assunto la caratteristica di “segno” e anticipo della sua morte e risurrezione.

Ricordi la cornice entro cui ti ha dipinta Marco nel suo Vangelo? (Mc 14, 1-11) Che fossi tu quella donna in casa di Simone ce lo ha detto Giovanni, è vero, ma la scena è indimenticabile.

Lo avevi conservato per il giorno del tuo matrimonio quel vasetto colmo di nardo preziosissimo? Quel profumo avrebbe dovuto affascinare lo sposo e inebriare i commensali al banchetto nuziale e, invece, tra lo stupore di tutti infrangi l’alabastro e versi l’unguento sul capo di Gesù. Ma che bisogno c’era di romperlo, bastava versarne un po’! Che spreco, Maria! Fino a che punto spinge l’amore!

Hai ragione: l’amore non è una cosa che si compra e si vende, non ha valore economico, non è soggetto alle leggi di mercato: l’amore o dà tutto o non è amore.

Capita a ciascuno di noi di sentirsi a disagio davanti ad un amore che sembra eccessivo: suscita un certo fastidio l’amore che conosce la totalità, che dà senza chiedere nulla, solo per la gioia di dare, senza calcolo, senza oculata pianificazione, nella sua assoluta imprevedibilità.

Un po’ di sincera gratuità, farebbe delle relazioni umane quel luogo di riposo del cuore di cui c’è tanto bisogno per sentirsi accolti e custoditi in un tenero rassicurante abbraccio.

Anche i discepoli ti contestano: sono uomini e si fidano solo di ciò che conoscono, vedono e toccano; l’intuizione dell’amore spinge oltre e dentro la verità di ciò che sta per compiersi: ungendo il corpo di Gesù, anticipi il gesto caritatevole della sua sepoltura.

Tu sei stata l’unica che, alla vigilia della sua Passione, ha colto ciò che stava vivendo Gesù ed hai risposto versando tutto, come Lui avrebbe di lì a poco versato tutto se stesso per amore nostro.  Sulla Croce il vaso del suo corpo sarà rotto e ne uscirà per tutta la terra il profumo di Dio, cioè l’Amore. Gesù ha compreso e accolto il tuo gesto e lo interpreta come vittoria sulla morte e profezia di risurrezione.

Questa è la cosa bella che hai fatto: hai dato a Gesù l’occasione di vedere in te la bellezza della creatura nuova nata dall’opera bella per eccellenza, quella che Lui compie per la nostra salvezza.

Cara Maria, guidaci nei giorni della Pasqua, insieme alle altre donne che hanno seguito Gesù, affinché presso la Croce, con la Madre, e davanti al sepolcro vuoto, sappiamo compiere quel genuino atto di fede che ci fa riconoscere in Gesù, il Signore della nostra vita, il Risorto.

 

suor Angiolina Rossini sjbp