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Diocesi di
Albano |
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Tutto era pronto la mattina del 17 aprile quando un gruppo di 18 persone si apprestava a partire per il pellegrinaggio diocesano nella "Terra del Santo". L'entusiasmo era evidente: per la maggioranza dei pellegrini questo viaggio rappresentava la prima esperienza nella terra di Gesù. Il gruppo dei pellegrini era formato anche da 5 Ospiti dell'Istituto San Giovanni di Dio di Genzano, felicissimi di provare un'esperienza unica. |
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Puntuale l'aereo a Fiumicino e altrettanto puntuale l'arrivo all'aereoporto "Ben Gurion" di Tel Aviv. Sbrigate le formalità di frontiera, troviamo all'aereoporto di Tel Aviv la guida, il sig. Eli Ghattas-Lama, palestinese cristiano nativo e abitante a Betlemme, che ci porta subito alla Chiesa del Monte Carmelo. Raggiungiamo quindi Nazareth dove soggiorniamo per due giorni. Non poteva mancare, immediatamente il giorno dopo, la visita ad una delle sorgenti del fiume Giordano, nell'alta Galilea, a Banias, dove abbiamo rinnovato le promesse battesimali con una bella celebrazione della Parola. |
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Fonte devo abbiamo rinnovato le promesse battesimali |
Sorgente del fiume Giordano a Banias |
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Nei giorni successivi abbiamo visitato la Chiesa dell'Annunciazione, alcune antiche grotte e raggiunto il Monte Tabor da dove abbiamo potuto ammirare le alture del Golan.
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Facciata della Chiesa dell’Annunciazione |
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Una pellegrina bacia il luogo dove è avvenuta l’Annunciazione |
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Abbiamo attraversato il Mare di Galilea per raggiungere poi Cafarnao e visitare la casa dell'apostolo Pietro, la sinagoga e Tabga.
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Statua di san Pietro nei pressi della Chiesa costruita sulla casa dell’Apostolo |
Antica sinagoga di Cafarnao |
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Ci siamo portati quindi a
Gerusalemme attraverso la Valle del Giordano, dove abbiamo
pernottato tre giorni. Gerusalemme è una città che non si dimentica
facilmente; soprattutto ciò che rimane impressa è la luce che
l'avvolge: il sole che s'alza presto al mattino illumina in modo
particolare la cupola dorata della Moschea di Ornar e quella nera di
Al-Aksa, ma anche i cimiteri della Valle del Cedron con quelle tombe
arricchite non da fiori ma da sassolini che segnano il passaggio dei
parenti e delle persone che hanno particolarmente amato il defunto
lì seppellito. Tra i minareti e i campanili è facilmente
riconoscibile la torre campanaria dell'Anastasis, la Chiesa
che accoglie il Santo Sepolcro. Lì dentro, venerdì 20 aprile,
alle 6 del mattino, abbiamo vissuto un'esperienza unica: la
celebrazione della santa Messa presieduta dal Rettore dell'Anastasis,
proprio all'interno del luogo dove Gesù è stato sepolto. Nella
Chiesa, semi-vuota, risuonavano le note di una cantilena: erano
alcuni religiosi di rito armeno che fin dalle primissime ore del
mattino cantavano a Dio le lodi.
Sempre a Gerusalemme ci
siamo accostati con rispetto al Kothel, più conosciuto come il
"Muro del pianto", dove i nostri fratelli ebrei pregano,
talvolta nel pianto, con la partecipazione intensa, ritmica e
commovente di tutto il loro corpo.
Oltre Gerusalemme, abbiamo
visitato il Monte degli Ulivi con la Basilica e l'orto degli
ulivi, la tomba della Vergine, la grotta dell'arresto di Gesù, la
grotta degli insegnamenti di Gesù, l'edicola dell'Ascensione, il
Cenacolo. La nostra permanenza a Gerusalemme è terminata con la visita al Museo dell'Olocausto, lo Yad Vashem. Il Museo raccoglie le foto, gli scritti e gli oggetti appartenuti ai fratelli ebrei che hanno subito persecuzione. |
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Massiccio granitico del deserto del Sinai |
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Questa volta ad
accompagnarci è Kamel, guida egiziana, un giovane che parla
correttamente l'italiano avendo studiato a Perugia. Parte del gruppo
dei pellegrini è interessato a raggiungere la vetta del Sinai:
quindi per loro l'alzata è in notturna. Alle ore 1.45, nella hall
del villaggio, un folto gruppo di pellegrini, giunti da ogni parte
del mondo, è in partenza per una salita che dura circa tre ore per
contemplare dal Sinai la levata del sole, esperienza che non si
riuscirà mai più a dimenticare. Nei pressi del villaggio ci sono
anche i beduini che offrono il passaggio in cammello alle persone
che faticano per la salita. La cima del Sinai è arida, c'è molto
freddo e vento ma la pietra di granito sinaitico diventa bollente
non appena il sole è levato: è quindi d'obbligo scendere presto per
raggiungere il Monastero di Santa Caterina ed unirsi al gruppo delle
persone che non hanno partecipato alla escursione. C'è molta gente
al Monastero, ma riusciamo ugualmente a visitarlo. Qui vediamo anche
un grande cespuglio ritenuto il roveto che Mosè ha visto bruciare
senza consumarsi. Il pullman ci attende per ritornare in Israele. Sbrigate le pratiche di frontiera, percorrendo la Via del Mare raggiungiamo Arad per l'ultima notte di permanenza in Terra Santa. Arad è una ridente cittadina a circa 800 mt di altitudine. Arriviamo nel bel mezzo di una festa, nel buio saettano numerosi fuochi d'artificio. Si celebra la Festa dell'Indipendenza quindi c'è grande effervescenza tutt'intorno.
Ci incontriamo con un altro gruppo di italiani e viene spontaneo scambiarsi delle emozioni. Loro però devono andare a riposare presto perché l'aereo di ritorno in Italia sarà all'indomani nelle primissime ore. Il nostro gruppo invece può godere ancora di una bella sorpresa: la mattinata del giorno di rientro a Roma, gustiamo un deliziosissimo bagno nelle acque del Mar Morto, il grande mare salato, che per la sua forte salinità ti sorregge. |
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Ed infine un bel segno per tutti: sulle colline di Gerusalemme, proprio accanto al Museo dell'Olocausto Yad Vashem saranno piantati 18 alberi di ulivo a nome nostro.
Il Keren Kaymeth Leisrael ci ha rilasciato l’attestato che garantirà la messa a dimora degli alberelli. |
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L’aereo era già pronto all’aeroporto “Ben Gurion” di Tel Aviv, quando alle 17.00 del 24 aprile lasciavamo questa benedetta ma tanto martoriata Terra Santa per raggiungere l’Italia e le nostre case colmi di gioia per i luoghi santi conosciuti, per la Parola ascoltata e per la vita di gruppo vissuta in tanta fraternità.
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Lasciamo Tel Aviv |
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Sr Rita Nardon, sjbp
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